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PULCINELLA, ANATOMIA DI UNA MASCHERA COMPLETA
CELEBRI INTERPRETI

Enzo Cannavale (1928-2011) nel 1982 interpreta in Giuramento di Alfonso Brescia un emigrato napoletano a New York che per sbarcare il lunario interpreta la maschera di Pulcinella per feste private e di piazza. Emblematica la fine della pellicola in cui Cannavale-Pulcinella, dopo aver salvato la vita a Mario Merola ed Ida Di Benedetto, pronunzia ad un affranto Nino D'Angelo, prima di morire, la emblematica frase "Pullecenella nun more maje!".

Eduardo De Filippo (1900-1984) vestì spesso i panni di Pulcinella, soprattutto all'inizio di carriera. Nel settembre 1958 a Milano per inaugurare la stagione del Piccolo Teatro mise in scena un adattamento della commedia di Pasquale Altavilla Pulcinella in cerca della sua fortuna per Napoli. Nel 1957 scrive Il figlio di Pulcinella, commedia in cui il trickster partenopeo vecchio e servile muore riscattato dal figlio venuto dagli Stati Uniti

Massimo Ranieri (1951) nella stagione teatrale 1986-87 è stato interprete dello spettacolo teatrale "Pulcinella" di Maurizio Scaparro.

Nel regno di Pulcinella (1987)

Massimo Troisi (1953-1994) fu anch'egli interprete di Pulcinella con il film di Ettore Scola Il viaggio di Capitan Fracassa del 1990 portando la sua versione della maschera napoletana sul grande schermo. Pulcinella viene ripreso da Troisi anche nel Film "Funiculì funiculà " 1982

Nel 2003 diede la voce a Pulcinella nel film d'animazione Totò Sapore e la magica storia della pizza
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ICONOGRAFIA DI PULCINELLA
Pulcinella indossa un camicione bianco con larghi pantaloni bianchi, ha un cinturone nero in vita, il ventre sporgente, scarpette nere, un cappuccio bianco in testa e una grossa maschera nera al viso che lascia scoperta sola la bocca; ha un naso ricurvo, le rughe sulla fronte e un’espressione al quanto inquietante.
CARATTERISTICHE
Egli è un servo furbo e pigro, ha una tonalità di voce stridula e acuta, cammina in maniera goffa, gesticola in modo eccessivo, tanto che quando deve mostrare la sua gioia, lo fa in maniera plateale e senza risparmiare le sue energie vitali comincia a saltellare, danzare, cantare, gridare, ecc. Ama vivere alla giornata sfruttando la sua astuzia, difatti è pronto a girovagare tutto il giorno per i vicoli e i quartieri di Napoli e ad adeguarsi a qualsiasi situazione che l’occasione richiede: ora è un abile impostore ora un ladro, ora un ciarlatano oppure un povero affamato o un ricco prepotente, ecc. è spontaneo, semplice, simpatico, divertente, chiacchierone, dispettoso, avventuriero, generoso, malinconico, credulone, combattivo e inaffidabile.
La qualità che più lo caratterizza è la furbizia con la quale riesce a risolvere i problemi più disparati, a favore sempre dei più deboli e a discapito dei potenti (cosa che risalta soprattutto nel teatro dei burattini o delle guarattelle). Inoltre, non riesce mai a star zitto: muore dalla voglia di parlare e di confessare i fatti degli altri. E’ proprio da questo che nasce l’espressione “segreto di pulcinella”, per indicare qualcosa che tutti conoscono.
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ORIGINE
La maschera di Pulcinella, come la conosciamo oggi, è stata inventata ufficialmente a Napoli dall'attore Silvio Fiorillo nella seconda metà del Cinquecento, ma il suo costume moderno fu inventato nell'Ottocento da Antonio Petito. Infatti, in origine, la maschera di Fiorillo indossava un cappello bicorno (diverso da quello attuale "a pan di zucchero") e portava barba e baffi. Le origini di Pulcinella sono però molto più antiche. Le ipotesi sono varie: c'è chi lo fa discendere da “Pulcinello” un piccolo pulcino perché ha il naso adunco; c'è chi sostiene che un contadino di Acerra, Puccio d'Aniello, nel '600 si unì come buffone ad una compagnia di girovaghi di passaggio nel suo paese. Un'altra teoria afferma che il suo nome derivi corruzione di un cognome molto in voga in Campania, Pulcinello o Polsinelli. Andando ancora più indietro nel tempo fino al IV secolo a.C. e alcuni storici sostengono che Pulcinella discende da Maccus, personaggio delle Atellane romane. Le Atellane furono una tipologia di spettacolo molto popolare nell'antica Roma, potremmo paragonarle all'odierno teatro vernacolare o dialettale apprezzate soprattutto da un pubblico di basso ceto. Maccus rappresentava ora il sileno ora il satiro, in qualche caso la tipologia del servo con un lungo naso e la faccia bitorzoluta, camicia larga e bianca, Maccus portava una mezza maschera, come quelle dei comici dell'arte, aveva il ventre prominente e recitava con voce chioccia.
MITOLOGIA
Pulcinella ha incarnato e continua ad incarnare il tipo napoletano, ancora oggi all'estero, il personaggio che, cosciente dei problemi in cui si trova, riesce sempre ad uscirne con un sorriso, prendendosi gioco dei potenti pubblicamente, svelando tutti i retroscena. Molti autori attribuiscono l'origine del nome all'ermafroditismo intrinseco del personaggio, ovvero un diminutivo femminilizzato di pollo-pulcino, animale tipicamente non riproduttivo, del quale in un certo senso imita la voce. In tale accezione Pulcinella si riconferma come figura di tramite uomo-donna, stupido-furbo, città-campagna, demone-santo salvatore, saggio-sciocco, un dualismo che sotto molti aspetti configura la definizione pagano-cristiana della cultura popolare napoletana.
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IL CULTO
Pulcinella va visto in tutte le sue sfumature e soprattutto come dice un vecchio detto napoletano “nun verimm a pullcenell solo quand va ncarrozz” (ovvero non osserviamo Pulcinella solo quando è tranquillamente trasportato dalla carrozza ma osserviamolo quando si affaccenda a lottare per cambiare un mondo che talvolta non va proprio nel verso giusto.)
Nel centro storico di Napoli, gli è stato dedicato anche un busto, opera del famoso scultore Lello Esposito, che ha dedicato una vita ai Pulcinella
