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CHIESE DI NAPOLI

A BIG RELIGIOUS COMPLEX - SAN GREGORIO'S CHURCH IN THE SHEPERDS STREET

La chiesa di San Gregorio Armeno (popolarmente conosciuta anche come chiesa di Santa Patrizia) è una chiesa monumentale di Napoli sita nell'omonima via, tra il decumano maggiore e quello inferiore del centro antico.

Assieme all'adiacente complesso monastico, costituisce uno degli edifici religiosi più antichi, grandi e importanti della città.
Secondo  fonti accreditate, con molta probabilità la datazione della costruzione originaria risale all'VIII secolo e fu avviata quando nel luogo giunsero un gruppo di monache basiliane seguaci della santa che, in fuga da Costantinopoli, si sarebbero stabilite in città dopo la morte della religiosa, portando con loro anche le reliquie di san Gregorio Armeno (che fu patriarca di Armenia dal 257 al 331).

Nel 1009, in epoca normanna, il monastero si concretizzò in un'intera insula del centro antico con l'unificazione di quattro oratori circostanti tra loro dov'erano appunto insediate le monache quello di San Sebastiano, San Salvatore, San Gregorio e quello dedicato a San Pantaleone, quest'ultimo fondato dal vescovo Stefano II intorno alla metà dell'VIII secolo sull'altro lato della strada e che in un primo momento fu collegato al complesso monastico appena nato da un cavalcavia soprastante l'arteria urbana. In questa fase il nuovo edificio religioso assunse i voti della regola benedettina.

Il chiostro del monastero di San Gregorio Armeno è arricchito da una grande fontana in marmo in stile barocco con statue raffiguranti Cristo e la Samaritana, e da un fitto orto di agrumeti. Dal chiostro si accede, poi, alla cappella dell’Idria, al Coro ed al Corrodoio delle Monache ed, infine, al Salottino della Badessa, tutti splendidi esempi di arte rococò.

Si può notare anche la Scala Santa che le monache erano solite salire in ginocchio tutti i venerdì di Quaresima fino a Pasqua. Ciò che colpisce l’occhio immediatamente è l’immensa opera di Luca GiordanoLa gloria di San Gregorio”, che decora la semi cupola. La chiesa, a navata unica, è composta da diverse cappellette laterali, una delle quali accoglie le spoglie di Santa Patrizia. Tramite una scala interna si accede poi al convento e al chiostro

INFO

Informazioni sulla Chiesa di San Gregorio Armeno

Orari di apertura:

  • Chiesa: nei feriali dalle ore 09:00 alle ore 12:00, festivi dalle ore 09:00 alle ore 13:00

  • Chiostro: tutti i giorni dalle ore 09:30 alle ore 12:00

Prezzo biglietti:

  •  Ingresso libero

Contatti:

  • Tel: 081 552 0186, 0815517076

CURIOSITA'

  • Il complesso religioso sorge lungo l'attuale via San Gregorio Armeno, ossia l'antica strada Nostriana che prendeva il nome dal vescovo Nostriano che nel V secolo fondò in zona il primo ospedale per i poveri ammalati.

  • Secondo una prima tesi, la primaria chiesa edificata in quell'insula sarebbe stata innalzata sulle rovine del tempio di Cerere attorno al 930, nel luogo che secondo la leggenda avrebbe ospitato il monastero fondato da Flavia Giulia Elena, madre dell'imperatore Costantino, di cui santa Patrizia sarebbe stata una discendente

  • Sin dalle sue origini il sostentamento del monastero avveniva attraverso diverse attività, tra le quali: grazie a donazioni economiche di famiglie nobiliari napoletane, tramite il pagamento da parte delle stesse di rette mensili utili per ospitare le figlie all'educandato interno al complesso, grazie al danaro percepito con la concessione in fitto di terreni di proprietà dell'istituto religioso o, ancora, attraverso gli alimenti provenienti dai lotti di terra che le religiose affidavano in gestione a contadini, i quali si erano tenuti a occuparsi della coltivazione e della distribuzione del raccolto. Le erogazioni delle famiglie napoletane erano comunque sufficienti per far fronte alle uscite ordinarie del complesso, in quanto tra le fanciulle ospitate piuttosto che tra le monache si annoveravano donne appartenenti a rami nobili del regno di Napoli, tra cui spiccano i Pignatelli, Di Sangro, Minutolo e Caracciolo.

  • Tuttavia nei casi straordinari (come durante le epidemie di peste, colera o piuttosto durante gli anni di guerra) le donazioni libere delle famiglie partenopee non bastavano più a garantire l'autosostentamento e perciò in questi casi le monache avevano quindi l'abitudine di chiedere soccorso ai re di Sicilia per riuscire a superare le grandi fasi di miseria. Gli aiuti concessi comunque non cessarono di sussistere neanche con l'avvento delle successive dinastie regnanti, a testimonianza del fatto che l'istituto religioso è sempre stato al centro delle attenzioni politiche, culturali e sociali della città.

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